Articoli scelti dal Giornalino.



Anni 60: la CAPANNINA (Sapore di sale)
di Evasio Galeotti

Dal 1959 al 1963 l’Italia conobbe la sua vera rivoluzione industriale: un mondo contadino e artigiano stava cedendo il passo a una società di larghi consumi e finalmente dopo anni di stenti e privazioni, gli Italiani cominciarono a conoscere quello che fu definito “miracolo economico”. I consumi alimentari aumentarono e si diversificarono, cominciò la motorizzazione di massa, i tetti delle case si popolarono di antenne della televisione, i frigoriferi e le lavatrici meccaniche invasero le abitazioni. Le “vacanze” non furono più il privilegio di pochi e l’Italiano medio, economicamente evoluto, con ogni mezzo, accodandosi nelle biglietterie delle stazioni ferroviarie o formando il famoso “PLURICHILOMETRICO SERPENTONE” di utilitarie e motoscooter, in rigorosa fila sull’autostrada del sole, si trasferiva dal nord al sud a godersi il mare, il sole e l’aria non ancora inquinata del “ Bel Paese”, unendosi a quella vera e propria migrazione di popoli a carattere stagionale e godereccia costituita da venti e più milioni di turisti stranieri che ogni anno si riversavano sulle spiagge e nelle nostre città. Furono le estati dei “Favolosi anni 60”.

Anche la musica leggera, rompendo con i canoni classici della cosiddetta canzone italiana, contribuì ad alimentare questa ventata di ottimismo che aleggiava in ogni angolo della penisola. Sapore di Sale, Abbronzatissima, Legata a un granello di sabbia, Con le pinne fucile e occhiali, alcuni dei titoli delle canzoni più diffuse dalle radioline e gettonate nei Jukebox, le cui note, i testi, gli interpreti, riconducevano al desiderio di evasione della gente comune e alla voglia di avventura dei giovani, alla ricerca di innocenti trasgressioni durante le vacanze estive. L’ombrellone, la sabbia, il mare blu, il bagnino col pattino rosso erano i simboli dell’estate; l’EMBASY, la CAPANNINA, il PIPER, LA PINETINA, LA BUSSOLA i nomi alla moda dei locali nei centri balneari più rinomati, dove le balere, i piccoli bar, le pinete, i muriccioli del lungomare furono i fedeli testimoni delle tenere carezze e dei primi baci che le ragazze corteggiate, italiane o straniere, concedevano ai loro “FILARINI” al primo appuntamento.

E fu così che anche Carpignano si inventò la sua spiaggia, il suo mare e il suo locale dal nome importante: “LA CAPANNINA”. Fu costruita in legno, a ridosso dell’argine del fiume Sesia, in una rada boschiva, con la vegetazione tipica del bosco fluviale, a monte della chiusa della roggia “Biraga” (500 metri), a nord-ovest della zona denominata “BOSCO DEI PRETI”, ai margini di un sentiero boschivo che proseguendo il suo percorso verso Nord, raggiunge la zona “Valera” che fiancheggia un tratto di fiume denominato “RAMO DELLA CAVALLA”.

Nacque più per goliardia che per interessi economici, dall’idea di tre amici che la battezzarono con le iniziali dei loro cognomi: “TO.PE.GA.”. Un basamento di legno rialzato, diviso in terrazzino e pochissimi metri quadrati coperti, accessibile da una solida scaletta, dipinta con colori in sintonia con l’ambiente: sembrava uscita dalla fantasia di Walt Disney, più adatta a ospitare i sette nani di Biancaneve nel bosco incantato o i tre porcellini che si difendevano da Ezechiele Lupo, che ristorare i bagnanti.

Il fiume Sesia, da sempre frequentato da gente del posto e forestieri, essendo a carattere torrentizio, era tra quelli più pescosi, per cui si radunavano pescatori di varie province, anche della vicina Lombardia. In quegli anni nelle lame limpide di acqua sorgiva si trovavano varie specie di pesce tra i quali il cavedano, il barbo, la trota, il luccio, l’arborella, la carpa e non mancavano le anguille. Durante l’estate, per le caratteristiche del suo letto, il Sesia si è sempre prestato alla balneazione. Quel piccolo capanno catalizzò l’attenzione degli abituali frequentatori del fiume: si vendevano bevande, granite, panini; la musica non mancava e tanta fu la concentrazione di persone che a noi di Carpignano parve di avere il mare sulla porta di casa e ribattezzammo la TO.PE.GA. “La Capannina”, che ricordava molto i locali delle ormai conosciutissime città della riviera.

Un intreccio di strade campagnole e sentieri di bosco facilitavano allegre scorribande a piedi, in bicicletta, in motorino e anche con piccole utilitarie per raggiungere quel tratto di Sesia ormai noto come “La Capannina”, dove le acque del fiume si allargavano e formavano una “lama” estesa e profonda circoscritta dai prismi di cemento proiettati nell’alveo, protetta dall’argine rifatto con scalette di servizio, comode per raggiungere il corso dell’acqua e, tra i cocenti sassi bianchi trasportati e levigati dalle correnti e il margine dello specchio d’acqua, una distesa di fondo sabbioso fungeva da spiaggia. Nelle limpide giornate estive, il cielo azzurro trafitto dai raggi solari completava un vasto e suggestivo panorama, avente come sfondo le Prealpi biellesi e, più a nord, il gigantesco massiccio del Monte Rosa, maestoso nei suoi mutevoli colori. Questi sentieri tortuosi, quasi sempre percorsi in bicicletta, impolverati e soleggiati, profumavano degli odori di fieno e di acacia e, come in un labirinto, entravano e uscivano dai boschi ombrati, sfiorando rogge e fontanili, dove l’inconfondibile richiamo del cuculo, i fischi dei merli, i melodiosi concerti degli usignoli, rallegravano il tragitto dalla periferia del paese alla riva di quel fiume, che, travestito da spiaggia, ai tanti TURISTI DI GIORNATA concedeva parte del suo letto e “La Capannina”, quel localino immerso nel verde, circondato da intricati cespugli, con un tappeto di ghiaia sabbiosa e di erba cipressina, tra libellule e farfalle colorate, fu il nostro “LIDO”. Inoltre, considerando l’euforia che le vacanze estive suscitavano in quegli anni, quel luogo fu il “POSTO AL SOLE” per chi come noi sognava “LA ROTONDA SUL MARE”, le onde marine e le spiagge affollate. Stancamente sdraiati sulla sabbia, abbronzati dai raggi del sole, ascoltando da una radiolina “SAPORE DI SALE” con gli occhi socchiusi, “La Capannina” era in fondo a “VIALE DEI TIGLI” e un amico tornato dalle vacanze ci raccontava che in Versilia aveva conosciuto una liceale bella come “GUENDALINA”, la ragazza del film con gli occhi verdi, i capelli lisci, innamorata e romantica, l’amore di una sola estate.

Riaprendo gli occhi, “La Capannina” era lì, accanto al fiume che era il nostro mare, e, tuffandoci nelle sue dolci acque, a noi mancò solo il “SAPORE DI SALE”………….



Riporto una brano della poesia dialettale “LA SESIA” scritta dal poeta contadino Cavaliere Olivo Giuseppe Gozzi.



Da tuc i temp la Sesia l’è ‘l lido da Carpigneun

E ven teunta sgent anca di pais lunteun

Dla “CAPANNINA” a la Valera a lonc dal ripar

‘nghè teunta sgent mè vesi ‘l mar

Chi ca fa ‘l bagn, chi la marenda o pia ‘l sul

E chi tra i gavas e i pieunti al fa l’amur (…)
 




ESPERIMENTI D'INDIPENDENZA ENERGETICA.
di Paolo Gaiardelli
Chiunque si sia anche solo marginalmente interessato ai problemi energetici e climatici o semplicemente avesse seguito l'andamento dei prezzi del petrolio avrà senz'altro notato i discorsi sulle fonti rinnovabili e l'indipendenza energetica che ciclicamente vengono riproposti in tv e sui giornali. La sensazione è che si tratti solo di parole e nulla verrà mai realizzato, poichè questo significa sconvolgere lo status quo: gli interessi economici in gioco e il potere dato dal controllo dell'energia sono troppo grandi per consentire che un cambiamento arrivi spontaneamente dall'alto. Con questa premessa l'articolo si ripropone di continuare il discorso sull'energia solare, la prima fonte rinnovabile largamente disponibile nel nostro territorio, in termini più pratici. Cosa sia una cella fotovoltaica è noto ai più, vorrei invece descrivere una serie di tecnologie semplici e poco note ma che ritengo più affascinanti del solito pannello solare. Per ragioni di spazio la descrizione si limiterà allo schema funzionale: i dettagli costruttivi e la spiegazione analitica dei principi di funzionamento richiederebbero un libro, non un articolo. Spero comunque che questo possa essere di stimolo per i più intraprendenti. Le macchine qui descritte hanno alcune caratteristiche in comune: sono realizzabili senza materiali costosi o introvabili e possono essere fabbricate sul posto, allo stesso modo i ricambi e la manutenzione si effettuano con parti generiche. Infine, di tutte queste macchine sono stati realizzati prototipi o impianti pilota dimostrativi, alcuni dei quali su vasta scala. Le versioni qui presentate sono state “semplificate” per funzionare su scala di laboratorio, le parti in movimento e gli attriti sono stati ridotti al minimo, l'efficienza di conversione è stata ridotta in favore di una durata e affidabilità considerevolmente più elevate degli apparati ottimizzati per uso commerciale.
Generatore Rankine a fluido organico
In questa macchina completamente sigillata un solvente organico a basso punto di ebollizione, ad esempio l'acetone puro, contenuto nel serbatoio A viene fatto evaporare in un collettore solare, poichè il punto di ebollizione del solvente è basso (56.5 gradi Celsius) è possibile ottenere vapore surriscaldato nella zona di massima efficienza del collettore. Il vapore viene quindi espanso a pressione e temperatura inferiori attraverso una turbina a impulso a singolo stadio. La turbina è sostenuta assialmente da un doppio cuscinetto magnetico passivo che allo stesso tempo funziona come generatore elettrico a flusso assiale. In direzione radiale invece opera un cuscinetto fluidodinamico a olio. L'elettricità prodotta viene trasferita all'esterno della macchina con cavi dotati di guarnizione o indirettamente per induzione magnetica attraverso nuclei in ferrite. Il vapore uscente dalla turbina passa attraverso uno scambiatore di calore con il serbatoio A, lo scambiatore quindi agisce come un rigeneratore e migliora l'efficienza termodinamica dell'impianto recuperando il calore in eccesso del vapore organico. Il vapore saturo uscente dal rigeneratore passa infine attraverso il condensatore, costituito da una serpentina alettata che disperde il resto dell'energia nell'aria (o ad esempio in casa in un radiatore se è inverno) portando il fluido organico a temperatura ambiente. Eventualmente è anche possibile usare uno scambiatore di calore con l'acqua per migliorare l'efficienza e ottenere acqua calda. Successivamente l'acetone o altro solvente organico impiegato termina la sua corsa nel serbatoio B posto più in alto del serbatoio A. Come si nota, non esiste una pompa per riportare il solvente da A a B. È il campo gravitazionale terrestre che funge da pompa a costo zero e senza usura meccanica. A e B sono collegati da un rubinetto o opportuna valvola e il passaggio da B a A avviene solo quando la pressione elevata di A scende al livello di B, questo avviene di notte o quando A è vuoto. In questo ultimo caso il funzionamento della macchina è impulsivo. La macchina è sigillata, priva di ossigeno e acqua, pertanto non è soggetta ai fenomeni di corrosione tipici che distruggono gli impianti a vapore acqueo, questo allunga enormemente la vita della macchina e minimizza i rischi di cedimento o rischiose perdite di solvente. Un articolo succesivo discuterà la realizzazione di turbine e sospensioni magnetiche. Esistono prototipi e impianti pilota con potenze variabili tra alcune decine di watt e alcuni megawatt, sono stati inoltre realizzati apparati dimostrativi da 10KW. L'efficienza della macchina è limitata in ultima istanza dal teorema di Carnot ed è strettamente influenzata dalla qualità del condensatore e dalla temperatura dell'aria (o dell'acqua se il condensatore raffredda ricircolando acqua della falda).
Infine il fluido di lavoro puo' essere qualsiasi solvente organico, l'acetone viene suggerito perchè è il meno tossico, non è cancerogeno, esiste in natura (generato anche dal corpo umano in seguito a disfunzioni metaboliche), costa poco e puo' essere sintetizzato senza partire da materie prime in esaurimento.
Macchina Stirling fluidica
fig. Macchina Stirling meccanica in configurazione gamma

fig. Macchina Stirling fluidica in configurazione gamma
Questa macchina rappresenta l'implementazione del ciclo termodinamico Stirling usando colonne d'acqua o altri fluidi di simile viscosità come pistoni al posto degli equivalenti metallici. Il principio di funzionamento è quello tipico della macchina Stirling in configurazione gamma e il 'fluido' di lavoro è semplicemente aria a pressione atmosferica. A differenza delle macchine tradizionali, questa è priva di parti metalliche in movimento e quindi esente da attriti e usura dei materiali se si escludono due semplici valvole di non ritorno. In conseguenza di cio' la macchina stirling fluidica puo' funzionare per decenni, forse per secoli senza manutenzione. Essa non è tuttavia esente da difetti: le perdite di carico, la viscosità e le perdite evaporative sono fattori che limitano il rendimento della macchina al di sotto del 6%, la densità di potenza inoltre è relativamente bassa. La macchina puo' essere realizzata con semplici tubi e valvole e il suo utilizzo principale è il pompaggio di acqua dai pozzi per irrigazione. Per chi desiderasse realizzarla ho a disposizione un articolo scientifico che descrive dettagliatamente il prototipo, funzionante a energia solare.
Il suo rendimento è paragonabile a quello delle prime macchine a vapore di inizio '900, con una densita di potenza molto minore data la bassa pressione di lavoro, ma l'energia che lo alimenta non inquina e non si paga a differenza del carbone.
Camino solare

Come si evince dal nome, questa semplice ma affascinante tecnologia sfrutta il moto convettivo dell'aria calda originante da una apposita serra e convogliata da un camino posto al centro di essa per porre in movimento le pale di una turbina eolica situata all'imboccatura del camino stesso. La temperatura in serra si mantiene più elevata che all'esterno anche durante la notte tanto che questo impianto è tra i pochi in grado di funzionare con continuità se correttamente dimensionato. Il prototipo da 50kw realizzato a Manzanares in Spagna (visibile nella foto) è la dimostrazione delle potenzialità di questa tecnologia. La serra inoltre consente di utilizzare con profitto l'area degli impianti a scopo agricolo durante la maggior parte dell'anno. Il rendimento dell'impianto dipende dall'altezza del camino, dalla differenza di temperatura tra aria interna ed esterna e dalla capacità di catturare l'energia solare. Idealmente gli impianti dovrebbero appoggiarsi ai fianchi delle montagne per avere la massima efficienza al minimo costo ma sono stati realizzati prototipi con circa 10 metri di camino in grado di fornire velocità verticali del vento tra 2 e 4 metri al secondo con la sola energia solare. Le equazioni per il dimensionamento dei prototipi sono a disposizione per gli interessati.
Rotore solare non oscillante













Questa macchina non ha un ciclo di funzionamento ben definito, in essa sono attivi contemporaneamente i cicli Stirling e Rankine. La macchina consiste in un disco fissato su un albero orizzontale, l'albero è sostenuto da cuscinetti ed è connesso a un generatore tramite un meccanismo di moltiplica. La superficie del disco è esposta al sole e su di essa corre una serpentina in rame opportunamente verniciata di nero per assorbire la luce solare. La serpentina forma un percorso chiuso e ad intervalli regolari è sezionata da valvole di non ritorno. Il riempimento è al 20-40% con il fluido di lavoro. Il fluido è preferibilmente un solvente organico a basso punto di ebollizione o una sua miscela in proporzioni variabili con l'acqua. Nelle sezioni di serpentina scaldate dalla luce solare la pressione aumenta rapidamente e il fluido viene sospinto nella zona della serpentina in ombra, dove la pressione è più bassa e i vapori condensano. L'accumularsi di fluido sbilancia la ruota, che così inizia spontaneamente a girare portando la parte appesantita più in basso. Il sistema continua a ruotare a velocità costante fino che è illuminato con intensità tale da compensare le perdite per attrito e le perdite di carico. La potenza estraibile aumenta con le dimensioni della macchina e la quantità di fluido spostato in un dato intervallo di tempo. La macchina è interamente sigillata, quindi la sua manutenzione e determinata da cuscinetti e moltiplica e solo marginalmente dal ciclo termico del metallo e relativo indebolimento delle giunzioni. Poichè le parti in movimento hanno una bassa velocità angolare, l'usura dei cuscinetti sarà minima e la loro durata lunghissima.



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DICEMBRE 2010

L'intervista doppia di Max Caroti

Questa volta ho promesso un’intervista seriosa … Già! Dopo la gita in barca con la Hunziker e Belen, non potevo mantenere un taglio frivolo … Insomma, stiamo per intervistare due maestre, e, come tutti (o quasi) hanno avuto modo di sperimentare sulla propria pelle, “la maestra è pur sempre LA MAESTRA ..:!”.
Appuntamento alle ore 17.00 in biblioteca (questa volta l’amico Piero non ci dimentica), dove cadono sotto le nostre sgrinfie (si fa per dire) Maria Cristina Brendolan (maestra della scuola primaria di Carpignano) e Maria Grazia Bernascone (sua “omologa” in Sillavengo). Iniziamo la nostra intervista, che vedrà, come di consueto, una C a rappresentare la risposta della maestra carpignanese, ed una S per la maestra sillav… sillavengh…, beh insomma, di Sillavengo. Rispetto alla “solita” foto, optiamo per un ritratto, gentilmente preparato dai propri alunni: a voi stabilire chi sarà Maria Cristina e chi sarà Maria Grazia.
Ha sempre pensato fin da bambina di fare questo mestiere, oppure aveva in mente qualcosa di diverso: C: Effettivamente avevo in testa tutt’altro, tipo una carriera manageriale in qualche azienda, poi, dopo il liceo scientifico, ho studiato lettere ad indirizzo pedagogico. Solo allora ho iniziato ad accorgermi che l’insegnamento mi appagava, ed ho affrontato la maturità magistrale da privatista iniziando poi questo percorso. S: Io invece sono cresciuta con l’idea di fare l’insegnante, forse per “colpa” di una maestro che ho avuto da bambina, il quale mi ha sicuramente influenzata nella scelta. L’ho peraltro incontrato poi come collega.
Quando era bambina, dove ha frequentato le elementari: C: ad Aosta. S: a Ghislarengo.
Si ricorda il primo giorno di scuola alla prima elementare: C: Si, molto bene. Ricordo che affrontai quel giorno con molta timidezza; eravamo tutti in un grande salone e ci chiamavano uno per uno. In effetti la scuola di città (Aosta), significava per me iniziare un’avventura accompagnata da bambini completamente sconosciuti, ed in più era anche piuttosto impegnativa, essendo a tempo pieno e con 5 ore in italiano e 5 ore in francese. S: Si, ho un bel ricordo; allora c’erano le suore. Mi ritornano ancora in mente i profumi dell’inchiostro – c’era il calamaio – e della carta assorbente.
Aveva un maestro o una maestra, si ricorda qualche tratto saliente: C: Avevo una maestra, molto anziana, con i capelli bianchi, una persona insomma che incuteva un certo rispetto, pur avendo tratti materni e protettivi. Era da sola per tutta la classe e teneva i bambini “preferiti” davanti, dimenticando un po’ quelli che non appartenevano alla cerchia preferita, che, dunque, il più delle volte restavano indietro. S: Ho avuto il maestro di cui dicevo prima, ma ho comunque cambiato spesso. Ricordo una maestra piuttosto anziana, che effettivamente ho sentito “molto lontana” da noi bambini.
Secondo lei i bambini di oggi sono diversi da allora: C: Sì, molto diversi. Soprattutto nel rapporto con gli adulti in generale, siano essi insegnanti o meno. In passato l’insegnante era prima di tutto un adulto, e come tale veniva approcciato, con maggior rispetto, poi era anche il maestro /maestra, e ricopriva dunque un ruolo importante. Oggi questo ruolo si è un po’ svilito agli occhi dei ragazzi. S: In passato i limiti tra la maestra e l’alunno erano più definiti, mentre oggi è più difficile delimitarne i contorni, e, soprattutto, i confini. Aggiungo anche la presenza di reazioni spesso spropositate da parte degli alunni di fronte ad azioni che, in passato, sarebbero state interpretate con maggiore serenità.
E le maestre: C: Oggi le maestre sono più equilibrate, hanno un maggior senso di responsabilità per quanto riguarda la tutela dei bambini che manifestano maggiori esigenze. In secondo luogo siamo passati da una maestra “in cattedra” ad una maestra “mobile”, ossia più vicina, quasi “immersa” tra i bambini. S: Oggi rilevo maggiore attenzione agli aspetti emotivi, in talune circostanze anche con qualche atteggiamento “protettivo”, mentre in passato qualche “scappellotto” volava senza troppi scrupoli.
E i genitori: C: (sorride, perché ne ha uno di fronte e deve ricorrere a tutte le proprie doti di diplomazia): Atteggiamenti un po’ a macchia di leopardo. Noto a volte un atteggiamento di corresponsabilità di alcuni genitori per gli errori dei propri figli. Tuttavia l’elemento determinante è sicuramente il contesto sociale nel quale siamo calati: tempi ristretti, mille cose da affrontare non ci consentono di approcciare le insegnanti con regolarità, rivolgendosi a loro solo in situazioni estreme o comunque discontinue. S: In generale noto un atteggiamento che deriva dal contesto familiare. Taluni appaiono iperprotettivi, altri esprimono maggior senso di autocritica rispetto al passato.
Quali sono secondo lei i maggiori cambiamenti della scuola di oggi rispetto ad allora: C: Sicuramente programmi più ricchi. Diciamo che la maggior specializzazione didattica ha fatto crescere sensibilmente i contenuti, arricchendo le varie discipline, le quali, di riflesso, hanno richiesto maggior specializzazione. Un altro aspetto importante è poi il fatto che in precedenza si dava risalto al risultato, mentre oggi si presta altrettanta attenzione al processo. Un ultimo aspetto importante è la condivisione e la cooperazione tra le insegnanti, prima assente in quanto, essendo richiesta una minor specializzazione, vi era una sola maestra. S: Prima era importante saper leggere, scrivere e far di conto. Oggi la scuola si occupa di molti più argomenti, operando una specializzazione tra materie scientifiche ed umanistiche, alle quali si sono poi affiancate le lingue straniere ed altre attività accessorie.
Secondo lei è differente la scuola di un paese rispetto a quella di una città: C: Dipende dal paese. Diciamo che nel nostro, la presenza di una scuola a tempo pieno con due insegnanti più qualche compresenza, con il focus su una classe sola, rappresenta una situazione positiva. In questo contesto è più facile operare un maggior consolidamento dell’apprendimento: la città, con le proprie disomogeneità culturali, di provenienza, ecc. potrebbe generare classi meno coese, senza dimenticare poi la complessità derivante dalla presenza di questioni sociali delicate. Ritengo che gli stimoli, senza dubbio maggiori in città, siano per lo più al di fuori della scuola, e non all’interno. S: In città vi sono senza dubbio maggiori stimoli ed una maggior eterogeneità, che può comunque far crescere gli alunni. Per quanto riguarda poi la nostra scuola, di dimensioni molto contenute, il fatto di lavorare su più classi in contemporanea, accresce ad esempio il senso di autonomia dei bambini. Ritengo comunque in generale che le differenze tra scuole di paese e scuole di città vadano ricercate più nei procedimenti piuttosto che nei contenuti.
Il pregio maggiore della scuola italiana: C: Processi e didattica, la nostra è una scuola che forma, oltre ad insegnare. S: Grande attenzione all’educazione emotiva, oltre ad uno spiccato senso di lavoro in team.
Il difetto maggiore della scuola italiana: C: La scuola italiana viene molto spesso assoggettata a riforme, le quali partono sempre “dal basso” e solitamente arrivano “in alto” molto annacquate. Ne consegue che la scuola primaria molto spesso è la prima a dover cambiare. Un altro aspetto delicato è la valorizzazione delle risorse e l’eccessiva dipendenza alla volontà del singolo. S: Condivido, sottolineo peraltro il fatto che, grazie alla cooperazione ed al “lavoro di squadra”, spesso la percezione del cambiamento all’interno della scuola viene solo marginalmente percepito all’esterno, grazie ad un’azione di filtro operato dal corpo insegnante.
Il pregio maggiore della scuola del vostro paese: C: Un clima molto positivo ed un team affiatato. Non è facile mettere insieme 17 insegnanti, ma i contributi di ciascuna diversità sono molto costruttivi. S: Il gruppo è molto consolidato, dato che lavoriamo insieme – siamo in tre – da 14 /15 anni. C’è molto affiatamento, ed i bambini lo vivono positivamente.
Se potesse disporre di un budget illimitato, dove porterebbe i bambini in gita scolastica: C: Premesso che abbiamo imparato ad essere “formiche”, dato l’esiguo budget economico del quale possiamo disporre, porterei i ragazzi a vedere “A come Ambiente”, un parco tematico sui temi dell’energia, dell’ecologia e dell’acqua. E’ a Torino, ed ha l’obiettivo di far sperimentare e conoscere tali temi ai ragazzi attraverso esperienze concrete. I soldi avanzati li teniamo ( … per le attrezzature naturalmente …). S: Due sono le mete che prediligo. Da un lato il museo etnografico di Oleggio, molto valido per spiegare agli alunni le usanze e le abitudini dei loro antenati. In secondo luogo il Museo Egizio a Torino.
Piero ed io avremmo invece deciso di portare gli alunni a visitare le spiagge californiane per “addentrarci nei meccanismi che hanno portato lo sgretolamento della roccia fino a generare enormi depositi arenari a ridosso del mare” (… sempre che qualcuno ci creda …). Albergo a 5 stelle, naturalmente a spese del giornale.
La squadra di calcio più diffusa tra i suoi alunni: C: Prima c’erano tanti interisti, ora non saprei bene … S: Ora è senza dubbio il momento dell’inter. In passato c’erano più juventini.
… Milanisti … dove siete?
Qualche personaggio dei cartoni animati di oggi: C: Ho quattro figli … non potrei non conoscerli. Sicuramente le winx su tutti. C’è stato anche il periodo dei dinosauri … anche perché i dinosauri “vanno sempre”. S: Sì le winx. Poi ci sono quelli che mutano … “i gormiti”, no! forse sono i transformers … Non vale, lei ha i figli piccoli: è avvantaggiata.
Qualche personaggio invece di quando lei era alunna: C: C’erano i cartoni “tragici” tipo Heidi o Remy, poi c’erano Tom e Jerry. Poi è iniziata l’era di Goldrake. S: Io ricordo Gatto Silvestro, Lupo de Lupis e Willy il Coyote.
E’ Natale, cosa si sente di dire ai ragazzi: C e S (all’unanimità): BUONA NATALE, RIPOSATEVI, SCATENATEVI E TORNATE A SCUOLA PIU’ TRANQUILLI !
Mi raccomando bambini, prendetele ALLA LETTERA.